La ricerca scientifica e l'implementazione di modelli di intervento nell'ambito della psicologia della salute hanno seguito, nel corso del tempo, le orme del progressivo cambiamento epistemologico rispetto al concetto di salute e i successivi sviluppi teorici. La ricerca e i modelli di intervento basati sul paradigma bio-psico-sociale sono stati caratterizzati da approccio sistemico alla salute, studio dei fattori di rischio, attenzione agli stili di vita e prevenzione dei comportamenti a rischio e centratura sulle responsabilità individuali.
Tuttavia, nonostante il superamento della prospettiva bio-medica, lo sguardo dei ricercatori e degli operatori è rimasto, in qualche misura, più concentrato sulla patogenesi ed una conseguente traduzione in interventi principalmente di prevenzione (ad esempio sulla prevenzione dei comportamenti sessuali a rischio, fumo di sigaretta, abuso di alcol e sostanze). Questi ultimi, nonostante il loro rigore metodologico, si sono mostrati talvolta indifferenti al contesto e alle culture entro i quali venivano proposti, evidenziando un bias individualistico (Zani, Cicognani, 2000).
Successivamente, in ambito internazionale, sono stati studiati diversi processi nel campo della psicologia della salute e proposti dei costrutti che non facessero riferimento solo ad aspetti cognitivi, come credenze e atteggiamenti, ma anche a dimensioni emozionali e sociali. Da qui possiamo citare la teoria del confronto sociale, il lungo filone di ricerca basato sul concetto di stress e sulla sua relazione con l'insorgenza della malattia, la teoria dell'Appraisal. Diversi sono oggi i concetti che hanno avuto fortuna nell'ambito della ricerca e talvolta divenuti termini di uso comune come: Resilienza, Ottimismo, Senso di Coerenza, Hardiness, Locus of Control, etc. Questi sono declinati sotto forma di costrutti concettualizzati generalmente come abilità, tratti di personalità o processi salutogenici.
Tra gli anni '80 e '90 del XX secolo, alcuni autori hanno proposto nuove chiavi di lettura del concetto di salute, dando vita a degli approcci critici sul tema come Gadamer e Canguilhem che definiva la salute come un esserci nel mondo, attivi e occupati in intimo accordo con se stessi, un essere capace di utilizzare flessibilmente e adattivamente le proprie norme.
Su questa scia, Mario Bertini ha proposto la definizione di salute come processo integrativo di ben-essere e mal-essere fisico, psichico e sociale (Bertini, 2012).
Questi contributi hanno rappresentato uno spostamento dello sguardo dalla patogenesi alla salutogenesi, una proiezione della ricerca da piani oggettivi a quelli soggettivo-esperienziali, un focus sulla presenza attiva del soggetto nella costruzione della salute, nonchè un'implementazione di interventi non solo di prevenzione ma di promozione della salute.
Un esempio sono i programmi di Life Skills Education diffusi in tutto il mondo o lo sviluppo di costrutti di Benefit Finding e Sviluppo post-traumantico, che si pongono sia come processi che come esiti positivi di una trasformazione o un cambiamento qualitativo verso un livello di funzionalità superiore successivamente ad eventi traumatici e altamente stressanti.
I professionisti e le professioniste che lavorano all'interno di GenerAzioneSalute promuovono la ricerca empirica quantitiva e qualitativa e si impegnano nello studio dei processi salutogenici che attivano e sostengono il benessere e l'autonomia degli individui, dei gruppi e delle organizzazioni. Strumenti prìncipi della loro attività professionali nei vari contesti sono la formazione e l'intervento di Promozione della Salute, fondati su solide basi teoriche e metodologiche.
Riferimenti bibliografici
Bertini, M. (2012). Psicologia della salute. Raffaello Cortina, Milano.
W.H.O. (1993). Life skills education for children and adolescents in schools: Introduction and Guidelines to Facilitate the Development and Implementation of Life Skills Programmes. Programme on Mental Health. Geneva.
Zani, B., Cicognani, E. (2000). Psicologia della salute. Il Mulino, Bologna.